Diventare Insegnante, il Racconto Agghiacciante

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diventare insegnante

diventare insegnante

Quello che segue è il racconto di una serata passata in un pub con gli amici, tra cui Marika, neo insegnante di storia dell’arte in un liceo. Marika per adesso fa le supplenze, ma spera di diventare di ruolo, anche grazie al concorso scuola 2016 che solo per capire cosa devi studiare ti serve una laurea ad hoc.  Mangiavamo un panino e prendevamo una birra mentre Marika mi parlava di sostegno e del durissimo TFA, il tirocinio formativo attivo, una tappa per cui passano tutti i futuri insegnanti, un calvario necessario a farsi le ossa prima di ottenere l’abilitazione, step fondamentale prima di partecipare al concorso scuola.

La rabbia e la preoccupazione

Certo un racconto come quello di Marika, dispiace sempre sentirlo. Nell’ultimo mese si è trovata a sostituire un insegnante ormai sessantenne, che si è dato malato da due mesi per andarsene in Brasile a trascorrere il tempo sulla spiaggia di Copacabana in compagnia una giovane ballerina, ché si sa, i professori un po’ anziani di storia dell’arte hanno quel fascino latino e certe occasioni capitano una volta sola nella vita. Avrebbe potuto spassarsela su siti web come questo, invece ha preferito così.

Fa incavolare, ma davvero tanto, non solo perché chi insegna ha una responsabilità verso gli studenti, non solo perché chi lavora davvero, versa un sacco di tasse anche per pagare gli stipendi a questa gente, ma anche perché chiunque entri di ruolo, deve superare un lungo periodo pieno di incertezze, facendo supplenze dove capita, sopportando per anni lunghi spostamenti con preavvisi di due giorni quando ti va bene. Alla fine di questa tribolazione, ti tocca prepararti per il concorso a cattedra su libri di testo come questo, certo progettati per guidare l’apprendimento, ma non proprio facilissimi.

Se cerchi informazioni su Google finisci a navigare siti web tecnici come Miuristruzione o giornali online come Il SussidiarioBlasting News e Leggioggi, che un po’ secondo me ti fanno passare la voglia di informarti per quanto riescono a essere contorti, vaghi o in alcuni casi criptici. Inutile dirlo, ad andarci di mezzo sono gli studenti, lasciati al bivacco indeterminato, che poi tutto sommato sarà comunque meglio che studiare col prof di cui sopra, il vegliardo insaziabile!

E poi che succede?

Di tutto. Alla fine di questa giostra infernale, chi diventa insegnante di ruolo, può fare come gli pare! Ha certamente un programma da seguire, ma è libero su tutto, anche di fingersi malato due mesi per inseguire la ballerina sulle spiagge di Rio.

Marika mi ha descritto una classe difficile, alla periferia di Napoli, una classe in cui servirebbero insegnanti di sostegno e soprattutto docenti che amano fare il proprio lavoro. È come se una volta ottenuta la cattedra, nel giro di pochi anni l’entusiasmo scemasse. All’inizio si è orgogliosi di avercela fatta e sembra di toccare il cielo con un dito, ma già dopo qualche anno, tanti insegnanti scoprono di essere burocrati più che formatori. Il loro vero mestiere è far pascolare le greggi, incidentalmente raccontando una storia, sempre la stessa. Gli anni passano e si accorgono di essere proprio i più ignoranti, perché tutti gli studenti presto o tardi vengono promossi, mentre loro rimangono là a ripetere la stessa classe, per tutta la vita.

Almeno posso crearmi una famiglia

Comprare casa, sposarsi e mettere su famiglia è il più grande desiderio per chiunque cerchi di diventare insegnante. Si sopportano anni di incertezze e problematiche varie, per non parlare della rabbia e il disappunto nel leggere storie come quella che sto raccontando qui. Tuttavia se stai leggendo questo articolo e via via senti la collera impossessarsi delle tue facoltà razionali, sappi che il mio obiettivo non è quello di farti sbottare su facebook o con gli amici stasera al pub, piuttosto vorrei che la testimonianza di Marika fosse per te un monito: tante persone cominciano l’avventura dell’insegnamento di ruolo animate dai migliori propositi, ma già logorate dagli anni investiti tra supplenze e concorsi scuola falliti. Dopo un po’ finisci per odiare gli studenti a cui dovresti far aprire la mente… e se sei sfortunato, di loro dopo un po’ nemmeno ti importa più.

Il ministro della pubblica istruzione ha espresso in più occasioni l’intenzione di valutare le capacità didattiche dei docenti. Le prove d’esame del prossimo concorso a cattedra saranno finalizzate dunque a valutare la capacità di trasmettere in modo efficace, le conoscenze disciplinari proprie della classe, in termini di obiettivi di apprendimento.

È questa la principale sfida per diventare insegnante, ma dopo una serata trascorsa ad ascoltare il racconto di Marika e a fronte di queste riflessioni, mi domando:

Servirà?

Diventare Insegnante, il Racconto Agghiacciante ultima modifica: 2016-02-29T11:52:33+01:00 da Claudia Cammarano
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